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dal tramonto all’alba.

sabato 26 aprile 2008

parlavamo del tramonto, poche righe fa, ci ritroviamo in piedi all’alba, ora. tempo rovesciato, orari al contrario, in questo posto che scopro avere sempre meno in comune con la terra in cui vivo, perfino le stelle a testa in giu’, una visuale strana e bizzarra.
notte piena e luna alta, daltronde non sono neanche le 6 e le lancette ferme sopra la reception ci ricordano che il sole si sveglia alle 7 e 5, un appuntamento da non perdere per noi turisti avidi, a caccia di qualcosa di nuovo e bello da ricordare.

aria fresca il mattino, poco sopra i dieci gradi, gli oltre trenta di ieri sembrano un ricordo lontano. anche l’autobus che ci porta fin dentro il parco procede lento e completamente al buio, dentro, quasi a non voler svegliare cio’ che ci circonda, mentre la luce comincia ad affacciarsi ad est, dove il nero ed il nulla lasciano il cielo.
uluru, di notte, e’ una macchia scura quasi senza contorni, come una nuvola appoggiata a terra.
il gigante si sveglia lentamente, il gioco di colori, contrario a quello del tramonto e’ meno veloce e netto, cosi’ aspettiamo a debita distanza che si accenda per bene, con le nostre tazze calde di caffe’ in mano.
la luce sale dal basso, mentre la luna continua a splendere in alto, proprio sopra il rosso della roccia che aumenta.
decisamente troppa gente da queste parti, oggi, difficile godersi a pieno lo spettacolo, impossibile cercare il silenzio. ma tant’e’, oggi non possiamo chiedere di piu’.

ci mettiamo l’alba alle spalle e puntiamo dritto verso i monti olgas, i monti sacri degli anangu.
i loro veri abitanti li chiamano kata tjuta (tante teste), lo comprendi quando ci arrivi sotto, questi monti arrotondati uno a fianco all’altro, come tante teste vicine.
il nostro tour prevede un paio d’ore di camminata su un sentiero che passa in mezzo agli olgas, uno dei pochi sentieri che si possono visitare e percorrere, il resto e’ territorio riservato e sacro degli aborigeni.
bellissimo percorso su roccia e pietre rosse in mezzo al verde, sempre di fianco a queste teste che sembrano osservarti, in certi punti.
immagino alcuni cari amici mentre corrono qui in mezzo, starebbero proprio bene su questi sentieri ripidi, intorno solo silenzio ed un panorama di colori unico.

un bel giro e tante altre foto, prima di tornare verso l’albergo, cullati dal bus che non supera mai i 60 km/h all’interno del parco, giusto per un pranzo veloce prima di partire ancora.
il pomeriggio prevede lo spostamento verso il kings canyon resort, dove dormiremo stanotte.
spostamento lento e piacevole, con il verde ed il rosso che ci accompagnano per tutto il tragitto, 4 ore di deserto vero.

il resort dove dormiremo stanotte e’ costituito da un unico albergo, molto ben tenuto e dalle camere nuove e comodissime, a pochi chilometri dal kings canyon, cosi’ da farci ammirare un altro bel tramonto di colori.

e per fare omaggio ai nostri amici di mountain-fitness, domani mattina ci sganciamo dal nostro gruppo di turistisolomacchinafotograficaesandaloalpiede e faremo la scalata del canyon, per ammirare il paesaggio dalla cima delle sue pareti, per scendere poi fino in fondo e godersi la vista dall’interno.

in evidenza.

– marzena
mi ero dimenticato di scrivere due parole riguardo al bagaglio di marzena. premesso che ha gia’ uno zaino ed una borsa grande con tutti gli accessori per la piscina, io e taddo ci chiediamo da giorni cosa diavolo ci sia dentro l’altra valigia; 30 kg secchi. sappiamo solo che non si e’ portata scarpe con i tacchi, gonne, crema solare, cappello. mah.

– taddo
il pupo non si e’ addormentato mai in posti non idonei (tranne una volta in piscina, ma doveva fare i 200 rana, pienamente comprensibile), questo va detto.
oggi pero’, mentre tornavamo dalla nostra camminata, l’autista del bus ha cominciato a chiedere in quali hotel erano diretti i passeggeri.
desert garden, the lost camel, ..
non aveva ancora nominato il nostro, taddo che dormiva scomposto sul sedile di fianco a me
campground
(campeggio)
e taddo che si sveglia, salta in alto e urla
yesssssssss!
poi tocca al nostro hotel
outback pioneer
(che non ha una lettera uguale al precedente) e cominciamo a ridere i massimi con la gente che ci guarda..abbiamo rischiato di non farcela.

– me medesimo
quanto madonna sto dormendo?

mike.

uluru, il rosso in mezzo al nulla.

venerdì 25 aprile 2008

strana sensazione, ci siamo alzati il mattino aspettando il tramonto, che tutti descrivono spettacolare intorno ad uluru, questo monolito lungo quasi 4 chilometri ed alto oltre 300 metri.
il nostro tour organizzato parte alle tre del pomeriggio, cosi’ la mattina e’ dedicata al sole ed alla piscina, questa volta senza corsie e cloro dentro.
tanto, troppo caldo, oltre 30 gradi, anche se solo con il 10% di umidita’. per fortuna l’acqua gelata della piscina, altrimenti e’ impossibile stare al sole per piu’ di qualche minuto.
i tour organizzati non mi piacciono piu’ di tanto, meglio andare e vedere quello che ti va, con i tuoi tempi e la tua direzione, ma quando hai poco tempo e le distanze sono alte, meglio cosi’.
il nostro giro dura quattro ore e gira tutto intorno al monolito piu’ famoso del mondo (ho scoperto che ne esiste un altro ancora piu’ grande, proprio nel western australia); anche guardarlo dall’autobus, mentre ti avvicini, fa la sua bella impressione, rosso fuoco sotto la luce del sole alto. il verde basso che arriva a ridosso di questa montagna sembra un po’ fuori luogo, ma ti ci abitui presto ed alla fine ti piacera’, un contrasto ben studiato dall’amica natura. Natura strana per noi umani, chilometri di deserto e quasi nulla tutt’intorno alla montagna sacra per gli aborigeni.
anangu, sonlo loro i padroni di queste terre, loro ci vivono da decenni e sanno come conservarle e proteggerle. passiamo un’ora a visitare il loro centro culturale, ottima meta per capire come vivono, con le loro leggi che non sono scritte su nessuna carta, ma vengono tramandate e spiegate da chi vive con te, nonni, genitori, fratelli.
gli anangu aiutano i ranger, che hanno in gestione il parco nazionale tutt’intorno, a capire queste terre; senza di loro, andrebbero in rovina.

una piccccola passeggiata ai piedi di uluru per toccarne da vicino il colore, con il sole che si fa basso e l’aria piu’ fresca. tante mosche intorno alle nostre teste, magari stiamo disturbando e sembriamo gente fuori luogo, qui.
la nostra guida ci racconta una storia dietro l’altra, storie che raccontano come si e’ formata questa roccia, perche’ e’ cosi’ importante. storie che la nostra guida conosce solo in parte, perche’ non e’ un aborigeno; solo loro hanno accesso fino in fondo alla memoria degli anziani, alla storia completa.

tempo di spostarci piu’ a ovest, dove e’ stato costruito un punto di osservazione per il tramonto. mezz’ora di colori che cambiano sulla roccia che se ne sta andando a dormire, dal rosso fuoco al grigio fumo. il cielo intorno cambia colore con lei, ed anche le nuvole sembrano voler seguire questo balletto, sempre piu’ basse, sempre piu’ distanti.

al mio ritorno vi raccontero’ tutto con un sacco di foto, meglio di mille parole.

mike.


 

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