welcome back home, bruce.
4 giugno 2005
4 giugno 2005 – palamalaguti, bologna
mamma mia.
se in un concerto contano le emozioni, oggi siamo al massimo.
e’ la mia prima volta con bruce ‘solo’, mi sono perso il tom joad tour e non l’ho mai visto da solo su un palco, imbracciare strumenti cosi’ diversi, riempire da solo la scena.
ma il fatto che sia da solo non si nota, domina il palco come sempre ed a volte, durante il concerto, ti chiedi se sia veramente solo o non ci sia la band nascosta li’, da qualche parte, tanta e’ l’intensita’ dei pezzi.
sono arrivato qui all’oscuro di tutto, senza leggere nessuna scaletta e senza voler sentire nessun commento da chi lo ha gia’ visto nelle precedenti date europee; mi aspetto uno show molto intimo e con pezzi arrangiati diversamente rispetto al solito, percio’ me lo voglio godere fino in fondo.
nel palasport fa un caldo infernale, di aria condizionata non se ne parla (probabilmente non era prevista nei 100 euro del biglietto..), ma me ne accorgero’ solo all’inizio, nel mezzo si ha ben altro a cui pensare.
si spengono le luci, e’ il momento, signori.
lui e’ quello di sempre, spettinato e con le maniche di camicia rimboccate, alla faccia di chi si prepara o trucca le ore prima di andare in scena..qui le cose che contano sono altre.
il suo italiano e’ un po’ arrugginito, ma lo usera’ parecchio durante lo show.
chiede subito di fare silenzio, oggi vuole che la voce e la musica arrivi fino al cuore, per saltare e sudare ci sara’ tempo, piu’ in la’.
si comincia con ‘my beautiful reward’, all’organo e capisci subito che la voce e’ quella di sempre, sembra ancora piu’ profonda, arriva dove deve e ti lascia a bocca aperta.
devono passare ‘reason to believe’, che riconosco solo nella parte finale e ‘devils ad dust’ perche’ mi riprenda e cominci a capire dove mi trovo.
giusto in tempo, ormai la scena si e’ scaldata, parte una ‘lonesome day’ tiratissima, le corde della chitarra acustica rischiano di saltare piu’ di una volta.
un altro paio di pezzi e si siede al piano, accompagnato dagli applausi.
lo immaginavo gia’ prima di vederlo ed ora lo so: i pezzi all’organo e al piano sono le parti piu’ toccanti dello show, per alcune canzoni si trattera’ delle versioni piu’ belle di sempre.
bruce introduce il primo pezzo al piano parlando di ‘love songs’ e del romanticismo della mamma (italiana).
oggi tocca a ‘for you’ e la sorpresa e’ graditissima.
sul palas cala il silenzio assoluto, nessuno si vuole perdere una sola nota e bruce ci ripaga con una esecuzione perfetta.
‘the river’ e’ sempre stupenda, avra’ fatto questa canzone in una decina di versioni diverse, ma ti sorprende sempre per la bellezza e per l’intensita’ con cui la suona.
si ritorna alla chitarra, ‘state trooper’ e un’allegra ‘maria’s bed’ ci portano alla sorpresa ‘my father’s house’, per la prima volta suonata in questo tour.
‘reno’ dal vivo e’ ancora piu’ bella, piu’ cruda e vicina al testo recitato.
per quello che mi aspettavo dalla serata, il punto piu’ alto si raggiunge qui, con bruce che ritorna al piano per eseguire una splendida ‘paradise’, uno dei miei pezzi preferiti di ‘the rising’. puoi riuscire ad ascoltare ogni singola parola e coglierne il vero significato, come neanche il disco riesce a fare.
da qui, altro gran colpo, si passa a ‘real world’, uno dei pezzi piu’ belli di sempre di bruce, che sull’album non ha mai reso abbastanza. questa, da solo al piano, e’ la versione piu’ giusta per questa canzone, ne viene fuori un pezzo favoloso dove la voce di bruce va a nozze.
‘my hometown’ ancora al piano, ‘the rising’ e una cruda ‘further on (up the road)’ prima di tornare all’ultimo album, con ‘leah’, ‘the hitter’ e ‘matamoros banks’.
quest’ultima e’ semplicemente favolosa. gia’ nell’album spicca rispetto a diversi altri pezzi, ma l’esecuzione live, con l’armonica ed il cantato finale di bruce sono da applausi a scena aperta.
esce per la fine del set, rientra dopo un minuto ed e’ tempo di ballare un po’: ‘ramrod’ e’ divertentissima e fa bene il suo lavoro, prima di passare ad una ‘land of hope and dreams’ intimissima; questo pezzo funziona sempre, anche senza la dirompente batteria di max a cui siamo tanto abituati nei concerti full band.
siamo agli sgoccioli, e i 2 pezzi finali sono strepitosi.
‘the promised land’, suonata come al tom joad tour, e’ perfetta. lo dico piano, altrimenti tanti fan di bruce cercheranno di uccidermi, ma non mi sono mai innamorato della versione originale, per quanto si tratti chiaramente di un pezzo bellissimo.
questa versione la trovo veramente tagliata su quel testo, di una profondita’ indecente.
bruce saluta, ringrazia e si siede all’organo, dove e’ cominciata questa serata, per eseguire ‘dream baby dream’, cover dei suicide.
non conoscevo il pezzo, non ho mai sentito l’originale, ma la versione di bruce e’ da standing ovation, dopo 2 ore e mezza di concerto da solo e’ uno dei momenti piu’ belli che ho vissuto nei suoi spettacoli dal vivo.
fine, si accendono le luci, e’ il momento di tornare alla vita reale.
uno sguardo a destra, uno a sinistra: vedi gli amici di sempre, i compagni di tante avventure e tante trasferte ed hai un po’ di sollievo, nel vedere nei loro visi la tua stessa espressione da pirla, che ancora deve capire veramente cosa e’ successo.
siamo gia’ a questi livelli e dopodomani si replica a roma, prima della chiusura di milano.
mamma mia.
mike.
16 novembre 2005 alle 8:01 pm
[…] per ora, ho aggiunto la recensione del concerto di bruce di bologna dello scorso giugno (sezione ‘onlybruce’: http://www.micheleluconi.it/?p=12) […]
29 novembre 2005 alle 3:09 pm
bravo, un resoconto fatto con cuore, la tua prof. di italiano sarebbe fiera, mi toccherà abbassare la richiesta economica per il prossimo contratto perchè ormai i discorsi che ti scrivo per le comparsate in tv potresti prepararteli da solo.
2 marzo 2006 alle 3:58 pm
Eh già, bei momenti! Ciao Mike, gran bel blog!
PS: anche io preferisco di gran lunga la Promised Land acustica a quella full band