parigi, per cominciare.
18 dicembre 2007 08:22
giornata senza sole, oggi, ma la temperatura non cambia; a mezza mattina siamo gia’ a meno quattro. mauro, bresciano doc conosciuto ad udine lo scorso anno, e’ gia’ in fila dalle 9, ci chiama e ci fa sapere che alle 10 danno i braccialetti per il pit, cosi’ la stupenda scelta della lore che ha prenotato a due passi dal palasport ci permette di arrivare in tempo per accaparrare la preziosa strisciolina di carta, solo un’ora di attesa con la nuova parola d’ordine del nostro amico sapientino: “don’t fuck your neighbor”.
inutile aspettare qui fuori al gelo, ormai il pit e’ cosa certa, cosi’ ci rifugiamo al caldo di uno dei ristoranti del bercy village, carne per tutti i gusti e con tutte le salse.
intanto sono arrivati dalla nebbia di milano la lore ed il kave, ci incrociamo per le strade di bercy e quasi non ci riconosciamo tra giacconi, sciarpe e colbacchi vari.
il concerto di oggi ha la c maiuscola, i ragazzi sembrano veramente piu’ affiatati di 20 giorni fa a milano ed i pezzi si susseguono senza soste come un unico pezzo rock da cantare e suonare tutto di un fiato.
no surrender, che segue la solita apertura con radio nowhere e’ un apri-concerto perfetta, max non smette di picchiare e mettere a dura prova i pezzi della sua batteria, alla faccia di chi dichiara “non e’ piu’ quello di una volta”.
because the night ha da qualche concerto il posto fisso in scaletta e capisci immediatamente il perche’, un crescendo di suono compatto e la gente intorno che non smette di saltare. a differenza del the rising tour, dove nella parte centrale le tre chitarre si sovrapponevano senza soste, qui la scena e’ tutta per nils, che tira fuori tutto il suo talento in un assolo favoloso.
the river e’ probabilmente il punto piu’ alto di questo concerto, con bruce che parte di fianco a steve che imbraccia l’acustica, piano e basso in evidenza ed una voce fuori dal normale, che esce da quella luce viola e sembra venga da un altro pianeta.
anche per clarence giornata di grazia, piu’ volte chiamato in causa senza deludere, fino ai bis dove tira fuori una jungleland senza sbavature, come se tutto fosse tornato indietro di anni, con l’ultima strofa sussurrata da bruce, fino al crescendo finale guidato da max. giuro che quei ragazzi potevano partire e volarsene via se non ci fosse stata la gravita’ a tenerli giu’.
ormai santa claus is coming to town e’ la degna chiusura dei concerti pre-natalizi, il pubblico lo sa e lancia sul palco diversi cappelli da babbo natale che bruce distribuisce a tutta la band da buon padre di famiglia.
altri 150 minuti di rock vero, e che rock.
non resta che volare a londra.
mike.